Vinitaly 2017: stay curious! – 1a parte

Ovvero, come non scadere nella routine del solito vino e sopravvivere a Vinitaly!

Il mindset con cui quest’anno ho voluto seguire l’evento è la curiosità, per non perdere tempo con il solito vino, quello che posso bere ogni giorno e di cui magari ho già delle bottiglie in cantina.
Per questo sono partita degli insegnamenti all’AIS dove i relatori – in primis il grande Guido Invernizzi – spingono sempre sull’importanza di approfondire novità per non cadere nella routine, specialmente in eventi come il Vinitaly dove possiamo trovare davvero di tutto.

Ma procediamo con ordine: la pianificazione del viaggio.


1. prenotare con largo anticipo biglietti di treno
Lasciate perdere l’auto, sia per il parcheggio sia per il tasso alcolico, incontrollabile dopo la visita alle decine di banchi di degustazione.

2. prenotare con altrettanto anticipo un posto dove dormire
I posti letto più vicini raggiungono costi proibitivi sotto data: più aspettate, più lontano dovrete cercare.

3. programmare la visita
Con 4300 espositori presenti in Fiera e 8 ore di tempo, se non decidete prima dove andare passerete gran parte del tempo a fissare la mappa.

Dopo l’organizzazione è il momento dell’azione: primo appuntamento alle 10, in quella che dovrebbe essere l’ora del cappuccino, e parto con la degustazione dell’unico produttore americano presente.  Da dove pensavate che sarei partita, sennò?

Dal profondo e caldo Tennessee, per la prima volta arriva a Vinitaly Ambery Falls Winery & Cellars.

“Il Tennessee è famoso per tre cose: la musica country, il té freddo e il Jack Daniels: vi faremo vedere quanto la calda accoglienza del Sud si possa sentire anche in un vino!” – così ha aperto la degustazione Tim Zaunbrecher, il proprietario presente in sala.

Ecco cosa ho assaggiato:

Patriot
Rosso, fermo, semi dolce, con in bocca sentori di ciliegia e frutti rossi.
Un buon vino con una base di Chambourcin, una vite ibrida franco-americana diffusa in tutta la East Coast a partire dall’Ottocento.
Un vino che gli americani consigliano per la pizza e abbinamenti con piatti a base di pomodoro, praticamente gran parte della cucina italiana.

Cajunfest
Un vino che nasce per il BBQ, rosso, fermo, da bere fresco.
Un blend di Concord (una tipologia di vitis labrusca), Chambourcin e Chancellor in minima parte. La vera anima più che dal vitigno è data dall’infusione di spezie secondo una ricetta segretissima.

Muscadine
Da non confondere con la nostra moscadella, la Muscadine è un vitigno a bacca nera tipico del Sud degli Stati Uniti, diffusa soprattutto in Georgia, North & South Carolina, Mississippi e Florida. Il frutto è un super-frutto, dolce e dalle spiccate note fruttate ma ad oggi non molto considerato: fino a poco tempo fa era infatti usata più come uva da tavola che come uva da vino.
Vinificato in bianco, è dolcissimo in bocca, con un retrogusto bruciato.
Si può abbinare bene a formaggi.

People’s choice Blackberry
Prodotto da uve Catawba, il vitigno fondamentale per la storia della viticoltura americana. Il Catawba era il più coltivato fino agli anni ‘50 ed è stato vinificato anche in versione spumante da Nicholas Longworth, uno dei padri della viticoltura americana.
Il vino è rosso, dolce, tipicamente da dessert, un naso delicato di frutti rossi e in bocca un’esplosione di mora.

Peach Persuasion
Un vino molto dolce prodotto da una base di Seyval, un ibrido francese che cresce anche nella zona di Finger Lakes NY e in Virginia, con in aggiunta una percentuale di succo di pesca bio.

Come mia abitudine, foto ricordo con il produttore e si riparte per il resto della giornata!


Per informazioni:
Amber Falls Winery & Cellars – Hampshire, TN
amberfallswinery.com